lunedì 30 novembre 2009

Extraordinary Rendition


La Extraordinary Rendition è uno dei tanti metodi illegali ,utilizzati soprattutto dal governo americano, per combattere il terrorismo. Come detto si tratta di un’azione illegale di cattura e di detenzione di individui sospettati di terrorismo. Tutte le operazioni sono eseguite nella più totale clandestinità, privando l’individuo incarcerato del diritto internazionale di avere un “giusto” processo.
Le “Consegne Straordinarie” consistono nella deportazione ,del presunto terrorista catturato , o nello stato d’origine o in qualsiasi altro stato in cui sia presente una bassa difesa dei diritti umani e dove spesso sono vittima di sistemi carcerari disumani e addirittura di metodi di tortura.
Esisteva anche un’altra possibile applicazione ovvero la deportazione in prigioni situate all’estero che i servizi segreti americani gestivano direttamente, ma questo avveniva prima che Bush decidesse di spostare i 30 sospetti appartenenti ad Al Qaeda a Guantanamo nel 2006.
Artefice di queste operazioni è in primo luogo il governo americano ma non solo.
Nel 2007 una relazione del Parlamento Europeo ha condannato l’utilizzo di queste operazioni ed il coinvolgimento di altri governi , tra cui il governo inglese e quello italiano, e la loro scarsa collaborazione nelle indagini.
Nello stesso anno un rapporto del Parlamento Europeo dichiarava l’esistenza di più di mille voli organizzati dai servizi segreti americani nello spazio aereo europeo, a differenza delle dichiarazioni di Michael Hayden, direttore della CIA, che parlava di non più di cinquanta voli.

Questi metodi sono proibiti da molti trattati internazionali sui diritti umani come il “Convention Against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment” ( “Trattato contro la tortura e altre punizioni o trattamenti crudeli, disumani o degradanti”) e “l’International Covenant on Civil and Political Rights” (“Patto internazionale sui diritti civili e politici”); trattati che ovviamente gli Stati Uniti hanno firmato.
Margaret Satterthwaite e Angela Fisher, la prima assistente professore di medicina legale presso la New York Univeristy mentre la seconda ex assistente ricercatrice presso il Center for Human Rights and Global Justice, affermano che “Anzichè lavorare per portare coloro che commettono crimini contro gli Stati Uniti nelle corti di giustizia USA, l'amministrazione Bush sembra intenta nel fare esattamente l'opposto, tenere queste persone lontane dai tribunali, nascoste in una rete di prigioni segrete, celle sotterranee per gli interrogatori, e nelle mani di governi complici"
“Avendo alterato la procedura da un trasferimento ordinato dei tribunali Usa ad un trasferimento che è extralegale, quest'amministrazione ha completato la trasformazione delle extraordinary rendition da trasferimenti verso la giustizia a trasferimenti lontani dal sistema giudiziario".


Ma questo metodo non è nuovo al panorama politico americano:
- Nel 1986 il Presidente Reagan autorizzò le” Spedizioni verso la giustizia”(“Rendition to justice”), la prima e più”leggera” forma di Extraordinary Rendition, create allo scopo di condurre negli Stati Uniti individui che poi sarebbero stati sottoposti agli stessi trattamenti di qualunque altro detenuto in attesa di giudizio, escludendo la possibilità di sottoporre i detenuti alla tortura o ad altri trattamenti di questo genere.

- Nel 1995 il Presidente Clinton etichetto le spedizioni come una strategia chiave contro il terrorismo ed autorizzo la deportazione dei sospetti con la forza, svolte anche senza la collaborazione del governo ospite.
E risale proprio a quel periodo il primo caso noto di Extraordinary Rendition effettuato dai servizi segreti americani; si tratta della cattura e della condanna a morte di Tal'at Fu'ad Qassim, cittadino egiziano che fu catturato in Bosnia prima di raggiungere la Danimarca ,paese in cui gli era stato garantito asilo politico. Qassim dopo essere stato catturato fu trasportato in Egitto, dove venne prima condannato a morte e poi giustiziato.

La pratica di queste attività illegali continua anche sotto l’amministrazione Obama, forse l’unico che avrebbe potuto effettuare una svolta. Le operazioni però saranno almeno sottoposte a livelli di controllo maggiori da parte del Dipartimento di Stato per impedire l’utilizzo di metodi di tortura.


Per ora queste operazioni hanno portato ad un solo processo conclusosi il 4 novembre 2009 a Milano.
Il processo riguardava il sequestro dell’imam egiziano Abu Omar avvenuto il 17 febbraio del 2003 ad opera di 26 membri della CIA, tra cui l’allora capo della CIA e referente per l’Italia Jeff Castelli e l’allora capo della sede milanese Robert Seldon Lady, e 6 membri dei servizi segreti italiani, tra cui l’ex direttore del SISMI Nicolo Pollari ed il suo vice Marco Mancino.
Abu Omar ,rilasciato quattro anni dopo, dichiarava di essere stato torturato al Cairo dove afferma di essere stato sottoposto a elettroshock ed a altre torture.
Il governo italiano,allora presidente era Berlusconi, negò di essere stato messo al corrente dell’operazione ed altrettanto fece il direttore del Sismi che, di fronte alla Commissione di inchiesta del Parlamento Europeo, dichiarò la sua totale estraneità dall’operazione condotta dalla CIA.
Dichiarazioni smentite dall’agente dei Carabinieri, Maresciallo del Ros, Luciano Pironi che ammise di aver preso parte al sequestro in quanto parte di un’ operazione coordinata dal Sismi.
Testimonianza confermata da Michael Scheuer, ex funzionario della Cia: “Il protocollo - aveva infatti spiegato Scheuer - prevede che il capo della Cia in Italia comunichi i dettagli dell'operazione di rendition al suo parigrado e interfaccia nell'intelligence del Paese alleato. Nel caso dell'Italia, il direttore del Sismi o il suo numero due".

Il processo si è concluso con la condanna ad 8 anni di carcere per Lady, a 3 anni per Pio Poma e Luciano Seno, entrambi funzionari del Sismi, e a 5 anni per gli altri 22 agenti della CIA, mentre Castelli ed altri due statunitensi hanno evitato la condanna grazie all’immunità consolare.
Mancini e Pollari sono stati definiti in giudicabili per via del segreto di stato.
Il giudice Magi ha infine condannato tutti gli imputati, ritenuti colpevoli al risarcimento a titolo di provvisionale di un milione di euro nei confronti dell' ex imam e ha previsto una provvisionale di 500 mila euro per la moglie di Abu Omar, stabilendo che l' entità del risarcimento per l' ex imam e la moglie venga poi liquidato in sede civile.
Difficilmente i condannati però sconteranno la pena in quanto si sono rifugiati in un altro paese ed inoltre la nuova amministrazione Obama non sembra disposta a collaborare per fare giustizia.
Comunque il processo e la condanna rimangono un verdetto esemplare che renderà almeno più difficile commettere simili abusi contro i diritti umani.
Il pubblico ministero Armando Spataro ha definito la sentenza “un chiaro messaggio a tutti i governi: anche nella lotta contro il terrorismo non si possono abbandonare i diritti fondamentali delle democrazie”.

sabato 14 novembre 2009

Tentativo di fuga. Atto II

SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO


Si unisce ieri ,alle tante voci di dissenso per il disegno di legge sul “processo breve”, anche quella di Roberto
Saviano. Lo fa tramite un appello al Presidente del Consiglio in cui lo allerta del rischio che in Italia possa distruggersi il diritto, divenendo uno strumento solo per i potenti. Il ddl ,che porta le firme del capogruppo ,del vice capogruppo e di 15 senatori del Pdl e che è stato firmato anche da Federico Bricola, presidente dei senatori della Lega, dal senatore Sandro Mazzatorta ,anche lui membro del carroccio e dal senatore a vita Francesco Cossiga, è composto di 3 articoli ed è stato scritto dal deputato del Pdl e legale del premier , Niccolò Ghedini.

Il disegno è annoverabile tra l’ennesimo tentativo di utilizzare la legge ed il diritto italiano a fini personali del Presidente del Consiglio, senza calcolare i danni che risulterebbero devastanti per la macchina della giustizia italiana.
Il testo è composto di tre articoli e si richiama alla tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi in attuazione della Costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo , testo che è stato definito dal ministro della giustizia Alfano: “Non uno sfizio di Berlusconi, né un capriccio della maggioranza, ma è una esigenza del Paese”.
Effettivamente una riforma per rendere più rapida la giustizia italiana è riconosciuta utile anche dal Presidente dell’associazione nazionale magistrati Luca Palamara che però afferma:“L’ipotesi del processo breve è un idea che in astratto ci trova d’accordo,ma in concreto, senza interventi strutturali, rischia di creare seri danni al processo penale … è già alto il numero di procedimenti che si concludono con la prescrizione, che è una sconfitta per lo stato. E questo fenomeno diventerebbe maggiore. Oggi non ci sono le condizioni normative e organizzative per fare un processo beve”.

In sostanza l'articolo 2 del ddl prevede l'estinzione del processo penale per violazione dei termini di ragionevole durata fissati in due anni per il primo grado, due anni per l'appello e due anni per la Cassazione. Prescrizione dei processi con pene inferiori a dieci anni di reclusione se sono trascorsi più di due anni a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio del pm senza che sia stata emessa sentenza ,ma con una serie di esclusioni,varrà in linea generale per il futuro, mentre entrerà subito in vigore per quelli in corso limitatamente al primo grado. Il processo “breve” vale però solo per gli incensurati.
Ovviamente l’approvazione del ddl porterebbe alla prescrizione dei processi in cui è imputato il Premier Silvio Berlusconi : sia per quanto riguarda il processo sui diritti TV di Mediaset , in cui Berlusconi è accusato di frode fiscale, sia per il “caso Mills”, in cui è accusato di corruzione.

L’allarme giunge nuovamente dal presidente dell’Anm insieme al segretario dell’associazione Giuseppe Cascini: “Gli unici processi che potranno essere portati a termine saranno quelli nei confronti dei recidivi e quelli relativi ai fatti indicati in un elenco di eccezioni, che pone forti dubbi di costituzionalità”.
"Saranno invece destinati a inevitabile prescrizione tutti i processi per reati gravi, quali abuso d'ufficio, corruzione semplice e in atti giudiziari, rivelazione di segreti d'ufficio, truffa semplice o aggravata, frodi comunitarie, frodi fiscali, falsi in bilancio, bancarotta preferenziale, intercettazioni illecite, reati informatici, ricettazione, vendita di prodotti con marchi contraffatti; traffico di rifiuti, vendita di prodotti in violazione del diritto d'autore, sfruttamento della prostituzione, violenza privata, falsificazione di documenti pubblici, calunnia e falsa testimonianza, lesioni personali, omicidio colposo per colpa medica, maltrattamenti in famiglia, incendio, aborto clandestino" per i quali sarà quasi impossibile raggiungere una sentenza di primo grado entro due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio.
"Più che di una amnistia, si tratta di una sostanziale depenalizzazione di fatti di rilevante e oggettiva gravità".
Altrettanto critica il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, che, rivolgendosi al ministro della Giustizia Alfano, chiede: "Noi vogliamo sapere quante migliaia di processi andranno al macero con questo tipo di riforma". "Vogliamo sapere - procede la Finocchiaro - quanti innocenti non vedranno dichiarata la loro innocenza a seguito di un processo regolare, e quanti colpevoli non verranno assicurati alle galere in relazione dei delitti commessi. Quale garanzia per la tutela dei cittadini e della loro sicurezza personale questo governo è disponibile ad apprestare? Poi possiamo ragionare su riforme vere e serie. Ieri abbiamo presentato i nostri punti di proposta. Confrontiamoci sulla lunghezza insostenibile dei processi italiani e non buttiamo al macero migliaia e migliaia di processi in tutta Italia soltanto perchè ci vuole una norma che sovvenga alle aspettative e ai desiderata di un imputato eccellente".
I processi che verrebbero bloccati sono moltissimi , dai più hai meno gravi.
Per fare un esempio il primo processo a carico del governatore Bassolino per lo smaltimento dei rifiuti, quello a carico dei coniugi Mastella per abuso d’ufficio e quello riguardante gli appalti truccati dell’Asl Napoli 1.
Ma ovviamente il decreto non toccherà solo la regione Campania ma si prevede che : al tribunale di Firenze siano a rischio circa il 60% dei processi,a Bologna il 40%.
Per non parlare dei più tristemente famosi processi : Unipol,Cirio, Parmalat , Bnl, Eternit.

Un’ulteriore nodo su cui convergono critiche bipartisan riguarda l’inclusione del reato di immigrazione clandestina tra i reati di grave allarme sociale (vedi mafia e terrorismo) , come proposto dal Carroccio, per questo firmatario del ddl.
Critica anche Giulia Bongiorno, presidente della commissione giustizia della Camera e avvocato di Fini,che afferma: “Suscita un certo stupore la scelta di includere nell'elenco dei reati di grave allarme sociale, come quelli di mafia e terrorismo, l'immigrazione clandestina che è una semplice contravvenzione peraltro punita con una banale ammenda”.


E mentre il premier minaccia di porre la fiducia sul ddl, non ci resta che aspettare e magari partecipare alla manifestazione del 5 dicembre .

giovedì 5 novembre 2009

Partecipazioni

BAGARRE MEDIATICA

Se la crisi dello scorso anno ha colpito gravemente l’economia degli Stati Uniti, in Italia a preoccupare è un altro tipo di crisi: parlo del tramonto culturale degli ultimi anni, principalmente politico, ma anche sociale ed etico.

I toni aspri con cui vengono condotti i dibattiti in televisione, la violenza delle parole usate e le interruzioni continue, hanno il solo scopo di delegittimare chi ci siede di fronte. Non si può certo più parlare di confronto politico utile e responsabile, che aiuti a formare le coscienze degli spettatori, e sollecitare domande e curiosità, o semplicemente che contribuisca al formarsi di un’opinione personale, e legittimata da notizie certe e fatti documentati. Chi si affronta nell’arena televisiva, molto spesso non ha intenzione di fare chiarezza sull’argomento al centro della discussione. Anzi, è pienamente consapevole che più il pubblico rimane confuso e disorientato, più il dibattito diventa scontro violento e personale tra nemici di fazioni diverse, minore sarà il pericolo di perdere consenso. Cosa che potrebbe più facilmente accadere se l’opinione pubblica sviluppasse capacità critica, e chiedesse conto delle proprie azioni ai rappresentanti eletti che ricoprono cariche pubbliche. È proprio la scomparsa della capacità di critica e di autocritica che ha favorito l’imbarbarimento del confronto politico: il termine corretto sarebbe ora quello di conflitto, non di idee, di ideali, di programmi o di progetti. Conflitto tra fazioni, che si minacciano, si offendono, si attaccano. E ogni tentativo di dibattito serio e coerente, scevro da qualsiasi faziosità, viene immediatamente riportato sul piano dello scontro, per evitare che qualsiasi ascoltatore possa porsi scomode domande.

Questo degrado della politica, giova a chi gioca sui timori dei propri sostenitori, ricorrendo ad una simbologia, semplice ma efficace, che affonda le proprie radici nella storia degli Italiani, e sui quali desta più facilmente impressione, indignazione e paura. I magistrati comunisti, i tentativi di golpe dei poteri massonici, i preti sovversivi, il ribaltamento terroristico del voto elettorale. Sono i mostri che abitavano il buio nella nostra infanzia, sono l’emblema di un recente passato sanguinoso e ancora coperto dal mistero. Ed è ad esso che si ricorre per compattare le proprie fila, indicare colui che la pensa diversamente da noi come sovversivo e nemico del popolo, e ridurre ogni dibattito (che riguardi religione, etica, società, cibo, abbigliamento) ai termini di una guerra civile tra due fazioni. Signori, si è riaperta la caccia all’untore e alle streghe. E con successo.

Tutto ciò non sarebbe stato possibile solo qualche hanno fa, quando l’opinione pubblica era capace di mobilitarsi, appassionarsi, interessarsi alla Cosa Pubblica, perché la sentiva ancora propria, come in effetti era. Poi Mani Pulite. La corruzione che irrompe nella politica e nell’imprenditoria, il prezzo dello svilimento dello Stato. E le stragi di mafia. Magistrati e forze dell’ordine impegnati in una guerra, che quello stesso Stato non aveva né voglia né forza di condurre. Di quel periodo, è rimasto solo il ricordo degli uomini che hanno sacrificato la loro vita per lasciarci un futuro migliore.
Tutto vano. I cittadini si sono allontanati ulteriormente dalle istituzioni, poiché esse hanno continuato a svilire se stesse e il popolo che rappresentano. La collusione degli apparati statali con le mafie, che hanno invaso e invadono le nostre istituzioni; i condoni fiscali, patrimoniali, immobiliari, che premiano associazioni criminali e cittadini disonesti, insieme all’allentamento della morsa dei controlli sull’evasione fiscale; la folle guerra contro i dipendenti statali (bollati indiscriminatamente come “fannulloni”), che certo le tasse non possono evaderle; l’arroganza con la quale gli stakanovisti governativi (vedi frequenza e presenze, assai esigue entrambe, delle sedute parlamentari) si riempiono la bocca di “premi alla meritocrazia”, tagliando i fondi in ogni settore che possa portare nuova linfa all’Italia (ricerca, istruzione, sviluppo delle tecnologie), e lasciando intatte le strutture malate del nostro Paese. Gli unici ad esser premiati sono i cosiddetti “partiti del cemento”, le lobby immobiliari e gli appaltatori mafiosi, che finanziano, tra le altre, le “grandi opere” ( dove grande è solo la quantità di denaro riciclato e di leggi violate).

L’unica speranza è che, in un Paese dove è in corso una guerra per addormentare il senso di responsabilità civile, la coscienza collettiva riesca a sconfiggere il dominio, finora incontrastato, delle televisioni e dei reality. Sarebbe la vittoria dell’impegno sull’indifferenza e la rassegnazione. Per ora, accontentiamoci di guerriglia e sabotaggi, e rimandiamo a tempi migliori la battaglia in campo aperto.

Massimo Ferraro


NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE DELLA SINISTRA

L’Italia è sempre stata un Paese unico. Per l’influenza del suo grandioso passato; per la cultura onnipresente che traspare da ogni pietra e monumento delle sue città; per la sua squisita cucina ammirata e imitata in tutto il mondo; per la passione del suo popolo, così spesso rappresentata dagli scrittori e poeti inglesi; per il suo clima mite e piacevole, riflesso nel carattere aperto e spontaneo degli italiani. Oggi, tutte queste unicità ancora rimangono, ma sono oscurate e sopraffatte da una di tipo differente, ugualmente famosa nel resto del mondo. Questa unicità si chiama Silvio Berlusconi.

Sebbene sia accusato di corruzione e sia risaputo che abbia contatti con la mafia, Berlusconi è stato il Primo Ministro italiano per tre volte, da quando ha fatto il suo ingresso nella scena politica nel 1994. Nel 2008, dopo la caduta del governo di Romano Prodi, è stato eletto (e ancora oggi è) premier di un nuovo governo di destra. La sua situazione atipica ha sollevato le preoccupazioni e l’indignazione dei paesi stranieri, ma Berlusconi ancora mantiene il potere con fermezza e rifiuta di dimettersi, nonostante tutte le ragioni che legittimerebbero questa decisione. Nominiamone solo alcune.

Silvio Berlusconi è l’esempio numero uno del conflitto d’interesse, dal momento che è il proprietario e influenza sei dei sette canali della Tv italiana, oltre a case editoriali fra le più importanti come Mondadori e Einaudi. Fra i vari procedimenti legali che lo riguardano, Berlusconi è al momento sotto processo per la corruzione dell’avvocato inglese David Mills, che, il 17 Febbraio 2009, è stato condannato a quattro anni di prigione per aver accettato 600 mila dollari per mentire e proteggere Berlusconi. È stato coinvolto negli scandali di Villa Certosa, la sua residenza in Sardegna, dove organizzava festini mondani con giovani ragazze, documentati da centinaia di foto. È stato accusato da sua moglie, Veronica Lario, di avere relazioni con ragazze minorenni, come Noemi Letizia, e di aver candidato prostitute e modelle per le scorse elezioni Europee. È stato provato che ha ricevuto prostitute, chiamate elegantemente “escort”, nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli e che ha avuto rapporti sessuali con loro. Last but not least, molte volte ha dimostrato di avere un senso dell’umorismo volgare e grossolano. Esempi sono il suo commento sull’abbronzatura di Obama; la sua battuta sui desaparecidos argentini, che ha sollevato l’indignazione internazionale; o la sua offesa pubblica a Martin Schulz, europarlamentare tedesco, quando gli ha suggerito di proporsi nel ruolo di kapò in un film sui nazisti girato in Italia.

La lista di tutte queste “peculiarità” potrebbe essere molto più lunga e dettagliata. Ma non ho intenzione di nominarle tutte ora. Voglio concentrarmi su una questione molto più importante. Perché Berlusconi ha vinto le elezioni nel 2008? E considerando tutti questi scandali legali, politici, e personali, perché la sua popolarità resta così alta in Italia?

Mi rifiuto di accettare la risposta così comune che tutti gli italiani vogliano essere come Berlusconi. Molte volte, ho letto articoli di giornali stranieri che affermavano che Berlusconi è così popolare perché rappresenta ciò che sono gli italiani. Non posso negare che questi articoli e queste affermazioni mi abbiano fatto tremare di rabbia e disappunto. L’idea, così comunemente professata, che tutti gli italiani abbiano un piccolo Berlusconi dentro di loro semplicemente mi disgusta. Dire che tutti gli italiani sono individualisti, disonesti, furbi, bugiardi, scorretti, e assetati di potere, caratteristiche che Berlusconi stesso non nega, è una generalizzazione povera e ignorante. Come avrebbero reagito gli americani, se fossero stati tutti accusati di essere bugiardi e traditori delle loro mogli, quando Bill Clinton ebbe quella relazione con Monica Lewinsky?

Inoltre, l’idea che Berlusconi piaccia così tanto agli italiani perchè incarna il “self-made man”, l’uomo fattosi da sé, non può essere considerata vera. Questo concetto del self-made man coraggioso e pieno di speranza è tipico della cultura americana, non di quella italiana, dove la meritocrazia e un individualismo così forte non sono considerati valori basilari. Non posso credere che Berlusconi abbai risvegliato questa idea atipica nelle menti di milioni di italiani e acquistato il loro rispetto e la loro ammirazione. Anche perché nella cultura americana questo concetto dell’uomo fattosi da sé va a braccetto con l’onestà, l’integrità, il sacrificio, la dedizione al lavoro, e il rispetto degli altri – tutte qualità che Berlusconi non può vantarsi di avere.

Nel 1994, quando Berlusconi entrò in politica dopo le stragi di mafia e Mani Pulite, introdusse se stesso come un uomo nuovo, capace di portare rinnovamento alla scena politica italiana. Ma ora, come possiamo giustificare la sua popolarità?

Come lo storico e sociologo francese Marc Lazar dice, “oggi il suo prestigio è così forte perché non c’è nessuno in grado di tenergli testa. Berlusconi, insomma, vince per mancanza di avversari”.
È esattamente questa la ragione. E una chiara dimostrazione è data dal maggior partito di opposizione, il Partito Democratico (Pd).

Quando il Pd venne formato nel maggio 2007, unì insieme i due maggiori partiti di sinistra, i Democratici di Sinistra (DS) e la Margherita. In questo modo, ha riempito le proprie fila di politici come D’Alema, Rutelli, Fassino, Bassolino, Iervolino, Binetti, Bindi, e altri, che hanno ostacolato il cosiddetto ricambio generazionale. Il risultato è stato la nascita di un partito debole e diviso, i cui rappresentanti hanno idee e opinioni differenti e antepongono i propri interessi personali agli interessi del partito. Tutte queste “correnti” all’interno del Pd hanno danneggiato la sua unità, coerenza, e abilità di creare un consistente programma, alternativo al governo di Berlusconi.

La crisi “ufficiale” del Partito Democratico ha avuto luogo quando il suo segretario, Walter Veltroni, si è dimesso dopo che il candidato Pd Renato Soru ha perso le elezioni regionali in Sardegna, roccaforte della sinistra.

Il successore di Veltroni, Dario Franceschini, ha dimostrato di essere un personaggio debole sulla scena politica, e ha affiancato Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, nel suo forte anti-berlusconismo, una corrente politica di pensiero adatta solo a criticare Berlusconi e in grado di procurargli più pubblicità e consensi. Invece di portare avanti una vera alternativa a Berlusconi, le reazioni di Franceschini alla condotta politica e morale del Primo Ministro sono state frasi del tipo, “Fareste educare i vostri figli da quest’uomo?”. Non è necessario specificare che è stato un fallimento.
D’Alema, Rutelli, Bindi, Bersani, e molti altri membri del Pd, sono tutti parte della stessa Casta politica da cui viene Berlusconi. La loro opposizione è debole e non è seria, come è stato dimostrato lo scorso ottobre, quando lo Scudo Fiscale è passato alla Camera dei Deputati per soli 20 voti. Come i tabulati della Camera mostrano, 25 deputati del Partito Democratico erano assenti. Questo è uno scandalo che non è passato inosservato e che ha minato l’immagine già fragile del partito.

Il problema del Pd è che il suo leader e suoi rappresentanti non riescono a parlare alle persone, come è stato dimostrato lo scorso ottobre, durante le primarie del partito. Le primarie, ispirate al sistema americano, sono una novità nella scena politica italiana e sono un incentivo positivo per la democrazia partecipativa. Ma a differenza delle primarie americane, quelle italiane non hanno visto il confronto fra i tre candidati, Bersani, Franceschini e Marino. I loro programmi sono rimasti praticamente nascosti agli occhi e alle orecchie degli elettori. Questo è avvenuto perché, qui in Italia, noi siamo abituati a votare la persona, non il suo progetto politico. Cosa ne pensavano i tre candidati delle questioni ambientali, dell’immigrazione, del welfare e del sistema sanitario?
Andando in giro per Roma, ho trovato un solo stand in supporto a Marino, dove mi è stato dato il suo programma. Non è abbastanza e molto di più deve essere fatto per comunicare con gli elettori.

In questo momento, siamo testimoni di una crisi della sinistra e di un’innaturale calma tra le sue fila. Mi piacerebbe dire che il futuro dell’Italia è in mano agli italiani, ma è difficile prevedere come si evolverà la scena politica. Forse c’è ancora un po’ di speranza. Forse, possiamo ancora cambiare questo sistema burocratico e gerontocratico che sta uccidendo il nostro paese.

Alessandra Potenza