sabato 20 novembre 2010

Save the "5 x Mille"

Rischiano di diminuire drasticamente i fondi alle associazione del terzo settore in Italia.
Questo è il risultato al quale portano le nuove scelte riguardo il “5 per mille”, contenute nella legge di stabilità approvata il 12 novembre in Commissione Bilancio e ieri alla Camera.
Il testo è stato approvato con 303 sì contro i 250 no e l’astensione dei deputati delle minoranze linguistiche.
A favore del ddl hanno votato il Pdl, la Lega e Fli, ora la prossima votazione spetta al Senato.
La protesta,sollevata dalle organizzazioni no-profit, riguarda il “tetto “ imposto al 5 per mille di 100 milione.
Ovvero con la prossima dichiarazione dei redditi verranno distribuiti alle associazioni beneficianti del 5 per mille solo 100 milioni, mentre il denaro restante,donato dai cittadini alle medesime associazioni sempre tramite il sistema del 5 per mille,verrà trattenuto dallo Stato.

“E’ una scelta grave e pericolosa” afferma il portavoce di Terzo Settore A.Olivero “Grave perché in aperta contraddizione con quanto dichiarato dal governo, che da un lato non perde occasione di lodare il volontariato e il terzo settore, dall’altro cancella l’unico strumento di sostegno alle sue attività, in barba a ogni principio di sussidiarietà. Pericolosa perché riduce il sostegno a un soggetto capace di mobilitare a sua volta risorse umane ed economiche importanti e il cui ruolo è cruciale per ricostruire coesione e inclusione sociale, nonché sostenere le persone più colpite dalla crisi. Quasi 15.000.000 di contribuenti ogni anno hanno scelto di sostenere il terzo settore tramite il 5 x mille, in questo modo essi vengono traditi nella loro libera scelta”.

Le organizzazioni no-profit hanno lanciato un appello al Parlamento: “ Si tratterebbe […] di una riduzione del 75% rispetto all’importo destinato nell’anno precedente (peraltro già oggetto di una limitazione rispetto al totale dei fondi raccolti). Tale ulteriore taglio si aggiunge a quelli effettuati al bilancio della cooperazione internazionale italiana, ai contributi alle istituzioni internazionali che si occupano di aiuti ai paesi in via di sviluppo e a quelli per la ricerca scientifica, universitaria e sanitaria” come si legge nell’appello,” Questi tagli si ripercuotono significativamente sull'operatività delle organizzazioni del terzo settore .[…] Tali organizzazioni, non diversamente da altre realtà sociali ed economiche, basano la loro attività sulla programmazione finanziaria degli impegni attuali e futuri per rendere sostenibile il proprio agire nei diversi settori di riferimento”. Non solo ma “Tagliare i fondi a disposizione del "5 x 1.000" significherebbe quindi limitare drasticamente la libertà dei cittadini di decidere come destinare la propria quota dell'imposta sui redditi direttamente a sostegno degli operatori del terzo settore”.
L’appello, firmato da molte associazioni di volontariato: Emergency, Libera, Gruppo Abele, Greenpeace, Coordinamento Italiano Network Internazionali (ActionAid, AMREF, Save the Children, Terre des hommes, VIS, World Vision e WWF), Medici senza frontiere, Amnesty International ,Unicef Italia e molte altre tra cui alcune associazioni culturali, termina con la richiesta di reintrodurre almeno la quantità dei fondi previsti per il 2010, circa 400 milioni.

Parole dure vengono dal fondatore di Emergency ,Gino Strada (Intervista di Luca Galassi per PeaceReporter): “Il nostro parlamento brulica di corrotti, condannati con sentenza definitiva, ladri, truffatori, sporcaccioni, voltagabbana, evasori fiscali, mercanti di voti, tutti nemici spietati di ogni idea democratica, volgarmente e crudelmente insensibili ai bisogni e ai problemi dei più poveri. E' allora "normale" che stanzino fondi per le armi o per le scuole private sottraendoli a quelli per la ricerca e per gli aiuti. Ma non è questo il solo aspetto grave della vicenda" continua “Ma la questione del tetto al 5 per mille è molto grave perchè è un segno della mentalità autoritaria di questi politici e della loro incoerenza .
La loro idea di democrazia e di rispetto della libertà dei cittadini è molto semplice: i cittadini sono liberi di scegliere se destinare allo Stato il 100 per cento delle loro tasse o solo il 99 e qualche e dare il loro 5 per mille a cause umanitarie e un altro 8 per mille a varie Chiese. Bene.
Però, se i cittadini esercitano davvero questa libertà riconosciuta, allora non va bene. Si mette un tetto: 100 milioni al 5 per mille.[…]Secondo i signori della politica, i cittadini sono liberi di scegliere solo se a scegliere in un certo modo sono in pochi. Una libertà condizionata, insomma, un vero e proprio insulto alla libertà di scelta dei cittadini, all'esercizio dei diritti. Tradotto in termini più politici, é come dire che i cittadini possono votare contro chi ha il potere a condizione che a votare contro sia una minoranza. Loro la pensano proprio così”.
“E allora spero che si rimangino questa decisione-truffa, sarebbe un bel gesto prima di andarsene tutti a casa”.

mercoledì 6 ottobre 2010

Xenofobia al governo

Lunedì 4 ottobre 2010, ad Amsterdam,è iniziato il processo a Geert Wilders accusato di incitamento all’odio razziale.Geert Wilders è il leader del Partito per la Libertà olandese; partito divenuto,dalle ultime elezioni politiche, una pedina molto importante nello scacchiere della politica olandese.Il suo partito, infatti, alle elezioni di giugno ha ottenuto un risultato molto favorevole, 24 seggi.Risultato che lo rende la terza forza politica del paese dopo il Partito liberale(Vvd) di Mark Rutte , che ha ottenuto 31 seggi ed il Partito laburista (PvdA) di Job Cohen, che ne ha ottenuti 30.I cristianodemocratici (Cda) del premier uscente Jan Peter Balkenende hanno invece ottenuto appena 21 seggi.


La rilevanza degli ottimi risultati elettorali è stata riconosciuta dai successivi accordi presi con le altre formazioni politiche.Dalle elezioni infatti ne è uscito un governo di minoranza, formatosi, dopo numerose trattative, dall’accordo bipartitico tra il Cda e i conservatori del Vvd, e l’appoggio, anche se esterno, del partito xenofobo di Geert Wilders.Appoggio ottenuto con la promessa di mantenere alcune iniziative tra cui, le principali: il divieto di indossare il burqa nei luoghi pubblici,l’obbligo per gli immigrati di sottoporsi e superare un esame di “integrazione”,la perdita della cittadinanza per gli immigrati condannati per reati gravi ,l’espulsione degli imam più radicali oltre all’impegno di una significativa riduzione del flusso immigratorio.Per Verhagen, leader del Cda infatti: «Un milione e mezzo di olandesi hanno votato per il Pvv è inutile cercare di tenerli ai margini del nostro sistema».


Geert Wilders aveva già attirato l’attenzione su di se nel 2008 con la produzione di un cortometraggio di 15 minuti dal nome “Fitna” che,come anche egli dichiarava, doveva dimostrare che il Corano è un ‘ispirazione per l’intolleranza, l’omicidio e il terrore”.Nel processo per incitamento all’odio razziale Wilders dovrà rispondere oltre che della produzione del film, anche per le sue dichiarazioni riguardo il Corano e la religione islamica.Il leader del Pvv ha definito l’Islam una religione fascista ed ha paragonato il Corano al Mein Kampf di Hitler oltre a dichirazioni del tipo:” noi dobbiamo fermare lo tsunami dell’islamizzazione che sta incidendo sul nostro cuore, la nostra identità, la nostra cultura”.


«Sono accusato per aver espresso la mia opinione in un contesto pubblico e come rappresentante del popolo, qualcosa che, vi assicuro, continuerò a fare», ha detto ieri in aula “La giustizia olandese sta processando la libertà di parola di 1,5 milioni di persone».Wilders rischia un anno di prigione, una multa di 7.600 euro e molto di più; una condanna infatti significherebbe per lui l’ineleggibilità al parlamento.Il verdetto è previsto per il 4 novembre, data importante per i risvolti della politica olandese.

sabato 2 ottobre 2010

Speciale: Aung San Suu Kyi













" Vinceremo perché la nostra causa è giusta, la nostra causa è onesta. La storia è dalla nostra parte. Il tempo è dalla nostra parte "




“Novembre sarà un mese impegnativo per noi con le elezioni e la liberazione di San Suu Kyi", questa la dichiarazione di un membro della giunta di Mynmar che riaccende le speranze di tutti i sostenitori del premio nobel per la pace del 1991,Aung San Suu Kyi, di vederla libera dopo aver trascorso 15, degli ultimi 21 anni, agli arresti domiciliari.
San suu Kyi,che attualmente sta scontando una pena di 18 mesi per l’episodio dell’incontro con un cittadino americano, secondo la dichirazione della fonte, dovrebbe essere liberata il 13 novembre, una settimana dopo le elezioni che si svolgeranno il 7 novembre.
Elezioni, le prime dal 1990, alle quali il partito di San Suu Kyi , Lega Nazionale per la Democrazia(LDN),non parteciperà in quanto sciolto.
A San Suu Kyi ,esclusa da qualsiasi possibile candidatura, sarà permesso di votare,anche se i risultati delle elezioni sono considerate da molti scontati.
Khin Maung Win, vice-direttore del più importante giornale birmano in esilio, ha infatti dichiarato:
“Senza alcun dubbio il regime farà di tutto per assicurarsi la vittoria del suo partito, lo Union Solidarity and Development Party (Usdp).Ricordiamoci bene cosa è accaduto trent’anni fa: hanno indetto elezioni libere e le hanno perse.Hanno preso il potere con la forza,incarcerato gli oppositori e governato nell’impunita fino ad oggi.
Perchè avrebbero indetto nuove elezioni se non fossero totalmente certi di vincerle?
Sono cinque i partiti che parteciperanno.Ma se pensiamo che lo Uspd ha circa la metà della popolazione tra i suoi membri,iscritti volontariamente o costretti, è ovvio il risultato è scontato.
E se non lo fosse, ci penserebbe la giunta a farlo diventare scontato”.
Khin Maung Win è scettico anche sulla validità della dichiarazione sulla liberazione e come lui uno degli avvocati di San Sun Kyi, Jared Genser: “Non abbiamo ancora conferme su questo annuncio e ci crederò solo quando lo vedrò.Il regime ha più volte annunciato la liberazione di San Suu Kyi in questi ultimi sette anni , anche indicando delle date precise. Annunci che poi si sono rilevati falsi.Quindi, aspettiamo a vedere cosa succede”.
"Se anche fosse liberata” ,aggiunge, “poco cambierebbe in quel Paese, totalmente controllato dai militari e dove non esiste alcuno spazio democratico. Liberarla sarebbe certamente una bellissima notizia per lei e per la sua famiglia, ma con la situazione attuale ben poco cambierebbe per il popolo birmano".
In una recente riunione dell’Onu è stata ribadita “la necessità di un processo elettorale più trasparente e al quale tutti possano partecipare” oltre alle richieste di liberazione di prigionieri politici: “Questo è essenziale perché le elezioni possano essere considerate credibili e per contribuire alla stabilità e allo sviluppo della Birmania” ha affermato il segretario generale Ban Ki-moon.


Cenni Storici Birmania dall’Indipendenza a oggi
:



1937:La Birmania si separa dall’India ,diventa colonia britannica ,e viene dotata di un governo autonomo.

19 giugno 1945: Nasce a Rangoon Aung San Suu Kyi.

4 giugno 1948: L’Inghilterra riconosce l’indipendenza del paese che si costituisce in repubblica federale,Unione Birmana.

1962: Il colpo di stato del generale Ne Win depone U Nu, capo del governo e leader del Partito Nazionale Birmano.Ne Win annuncia la "via birmana al socialismo"; inizia una dittatura militare.
Rivolta pacifica degli studenti dell’Università di Rangoon soppressa nel sangue,uccisi oltre 100 manifestanti. Il giorno dopo, l'esercito smantella la sede dell'unione degli studenti

1969:Aung San Suu Kyi dopo essersi laureata al Lady Shri Ram College di Nuova Delhi, ottiene il dottorato in filosofia, politica ed economia a Oxford.

1974:La Birmania è proclamata repubblica socialista a partito unico, il partito del Programma Socialista Birmano, guidato dal presidente Ne Win.Viene dichiarata la legge marziale in tutta la nazione.

1986:Costituzione del Fronte Nazionale Democratico, formato dai principali movimenti autonomistici,che inizia la guerriglia contro Ne Win.

8 agosto 1988: Rivolta popolare,” Rivolta-8-8-88 ",fermata con la forza;I militari sparano sulla folla uccidendo migliaia di persone.
Le forze armate sotto il comando del generale Saw Maung organizzò il 18 settembre un colpo di stato per ristabilire l'ordine.
Istaurazione del governo militare del generale Saw Maung (SLORC)

24 settembre 1988: Aung San Suu Kyi fonda la Lega Nazionale per la Democrazia(LND).
Nel frattempo più di 3000 tra studenti, monaci buddisti e altri attivisti pro-democrazia vengono uccisi nelle strade dall'esercito.

20 luglio 1989: Aung San Suu Kyi viene messa agli arresti domiciliari a Rangoon. Ci rimarrà fino al 1995 e,da allora, ripetutamente fino ad oggi.
Il governo militare cambia il nome del paese da Birmania a Myanmar.

1990:Si svolgono elezioni democratiche indette dal regime militare, con la schiacciante vittoria dell'opposizione guidata da Aung San Suu Kyi.
Saw Maung blocca il parlamento,l'esercito resta al potere sino alla formulazione di una nuova costituzione.
I leader dell'opposizione vengono arrestati.

14 ottobre 1991: Aung San Suu Kyi vince il Premio Nobel per la Pace ma nonostante questo continua ad essere tenuta agli arresti domiciliari.Non può tornare in Inghilterra, dove vivono il marito e i suoi due figli perché teme che gli venga impedito di rientrare nel paese.

1996:La Lega Nazionale per la Democrazia lascia l’assemblea costituente convocata nel 1993,che viene sciolta definitivamente senza aver dato vita ad alcuna costituzione.

1997:Lo SLROC viene abolito per essere rimpiazzato dal Concilio dello Stato per la Pace e lo Sviluppo (SPDC) ma il cambiamento è solo apparente.
Inasprimento delle sanzioni degli Stati Uniti

2000:Disposizione di sanzioni anche dall’Unione Europea.

2003: Nuove restrizioni contro i membri del LND,vengono arrestati molti leader politici del partito e chiusi gran parte dei suoi uffici.
"Massacro di Depayin", una banda armata sponsorizzata da Governo assassina almeno 70 membri del LND.

2005: Viene riconvocata la convenzione nazionale, per la prima volta dal 1993, con lo scopo di riscrivere una nuova costituzione.Alla Lega Nazionale per la Democrazia, viene proibito di partecipare e i militari accettano solo i partiti più piccoli.

27 maggio 2006: Ignorando l'appello del Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan,il dittatore birmano, generale Than Shwe,estende l'ordine di arresto per Aung San Suu Kyi.
Viene decisa come nuova capitale la città di Naypyidaw.

2007: Grande manifestazione di protesta non-violenta da parte dei monaci buddisti.L’esercito la reprime con la forza,il governo chiude la rete internet e la rete telefonica per impedire reazioni dell’opinione pubblica mondiale.
Le stime sono di centinaia di morti.

2008: Nuova condanna agli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi,a seguito dell’incontro con un cittadino americano entrato illegalmente nella sua abitazione.


Biografia
:


Aung San Suu Kyi nasce a Rangoon il 19 giugno del 1945.
Figlia del generale Aung San,eroe nazionale, capo della fazione nazionalista del Partito Comunista della Birmania e uno dei principali esponenti politici ad aver negoziato l’indipendenza del paese nel 1947, e di Daw Khin Kyi che, dopo la morte del marito,ucciso da alcuni avversari politici nel 1947, divenne ambasciatrice in India nel oltre che una delle personalità politica più importanti del paese.

Seguire la madre nel suo lavoro permise a San Suu Kyi di studiare e frequentare le migliori università indiane e inglesi e ,proprio in Inghilterra, di conseguire la laurea in Filosofia,Scienze Politiche ed Economia ad Oxford nel 1967.
Successivamente si trasferì a New York dove continuò i suoi studi e iniziò a lavorare per le Nazioni Unite nel 1972.
Lì conobbe,Micheal Aris, uno studioso di cultura tibetana che di lì a poco sarebbe divenuto suo marito; morto poi nel 1999 di tumore senza la possibilità di incontrare la moglie,soggetta all’ennesima condanna agli arresti domiciliari.

La sua battaglia politica ha inizio nel 1988, quando, dovendo ritornare in Barmania per accudire la madre malata, si trovò a contatto diretto con i fatti che portarono al potere il regime militare del generale Saw Maung.
Proprio in quell’anno Aung San Suu Kyi fonda, abbracciando le proteste e la lotta del suo popolo,la Lega Nazionale per la Democrazia.
Fortemente influenzata dalle idee del Mahatma Gandhi, intraprende così, la sua lotta non-violenta per rendere la Birmania un paese democratico.

Il 26 agosto, tiene il suo primo e famosissimo discorso d’avanti alla Pagoda di Shwedagon a Rangoon, di fronte a circa mezzo milione di persone.
Nel discorse parla di riconciliazione con le forze armate e dell’istituzione di una democrazia multipartitica.
Dopo questo discorso né terrà circa mille in viaggio lungo la Birmania.

Circa un anno dopo San Suu Kyi subisce la prima, delle molte che subirà,condanna agli arresti domiciliari, con la concessione però di poter abbandonare il paese.
Aung San Suu Kyi rifiuta questa possibilità temendo che una volta uscita dal paese non gli sarebbe stato concesso di rientrarci.
Nel maggio del 1990 LND,nonostante la mancanza del leader ancora agli arresti domiciliari, si afferma alle elezioni ottenendo l’80% dei seggi.
La risposta del regime è l’annullamento delle elezioni e l’arresto e la condanna di molti dei candidati eletti dell’LND.

Il 14 ottobre del 1991 Aung San Suu Kyi vince il premio Nobel per la Pace e ne devolve il premio a favore della costruzione di un sistema sanitario e di istruzione per il suo paese.

Revocata la condanna nel 1995 viene nuovamente costretta agli arresti domiciliari nel 2000, per 19 mesi.
Sotto le pressioni delle Nazioni Unite,nel 2002 viene concessa maggiore libertà alla leader del LND, concessione subito nuovamente negata un anno dopo, quando, dopo essere stata vittima di un attentato compiuto da un gruppo di militari mentre era a bordo di un convoglio, venne nuovamente messa agli arresti domiciliari. Gli arresti gli vengono rinnovati nel 2005 e ancora nel 2006 e nel 2007.
Per il suo impegno a favore dei diritti umani il Congresso degli USA nel 2008 gli conferisce la Medaglia d’Onore , inoltre alcune prestigiose università nel mondo gli assegnano delle lauree Honoris Causa.
L’ultima condanna agli arresti risale al 2008 quando uno statunitense ,Jhon William Yethaw, raggiunse la sua casa a nuoto tramite il lago Inya.Questo episodio è stato usato dal regime come pretesto per condannare Aung San Suu Kyi per violazione degli arresti domiciliari.
Tutt’oggi San Suu Kyi è agli arresti domiciliari.



lunedì 30 agosto 2010

Processo al bambino soldato



La Convenzione sui Diritti dell'Infanzia recita:


Art. 37



Gli Stati parti vigilano affinché:

  1. 1. nessun fanciullo sia sottoposto a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Né la pena capitale né l'imprigionamento a vita senza possibilità di rilascio devono essere decretati per reati commessi da persone di età inferiore a diciotto anni;
  2. nessun fanciullo sia privato di libertà in maniera illegale o arbitraria. L'arresto, la detenzione o l'imprigionamento di un fanciullo devono essere effettuati in conformità con la legge, costituire un provvedimento di ultima risorsa e avere la durata più breve possibile;
  3. ogni fanciullo privato di libertà sia trattato con umanità e con il rispetto dovuto alla dignità della persona umana e in maniera da tener conto delle esigenze delle persone della sua età. In particolare, ogni fanciullo privato di libertà sarà separato dagli adulti, a meno che si ritenga preferibile di non farlo nell'interesse preminente del fanciullo, ed egli avrà diritto di rimanere in contatto con la sua famiglia per mezzo di corrispondenza e di visite, tranne che in circostanze eccezionali;
  4. i fanciulli privati di libertà abbiano diritto ad avere rapidamente accesso a un'assistenza giuridica o a ogni altra assistenza adeguata, nonché il diritto di contestare la legalità della loro privazione di libertà dinanzi un Tribunale o altra autorità competente, indipendente e imparziale, e una decisione sollecita sia adottata in materia

Art. 39

  1. Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti; di torture o di ogni altra forma di pene o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o di un conflitto armato. Tale recupero e reinserimento devono svolgersi in condizioni tali da favorire la salute, il rispetto della propria persona e la dignità del fanciullo.



Il 10 agosto u.s., è iniziato a Guantanamo il processo a Omar Khadr , cittadino canadese,nato il 19 settembre del 1986,l’ultimo bambino soldato ancora in carcere a Guantanamo.

Khadr è detenuto dall’età di 15 anni.

Da quando è stato ritenuto colpevole di aver ucciso un ufficiale e ferito due soldati statunitensi, con una granata, durante i combattimenti tra le forze americane e un gruppo di talebani nel villaggio di Ayub Kheyl,in Afghanistan.

Dal 2002 Omar Ahmed è detenuto a Guantanamo,prima era detenuto nella prigione di Bagram in Afghanistan, ed ora a quasi 24 anni, sta per affrontare un processo ,condotto dalla commissione militare di Guantanamo, che lo vede imputato di cinque capi d’accusa:omicidio, tentato omicidio, cospirazione,affiliazione terroristica e spionaggio.

Omar ha rifutato il patteggiamento della pena ed in una lettera ai suoi avvocati, Dennis Edney e il tenente colonnello Jon Jackson,ne ha spiegato il perché:

"Io ho l'obbligo di mostrare al mondo ciò che succede quaggiù. Sembra che quanto fatto finora non sia bastato, ma forse funzionerà se il mondo vedrà gli Usa condannare un bambino al carcere a vita. E se nessuno dovesse accorgersi di nulla, in quale mondo verrei rimesso in libertà? In un mondo fatto di odio e di discriminazione".

Gli stessi avvocati hanno richiesto al giudice ,il colonnello Patrick Parrish, di ritenere non valida la confessione rilasciata da Omar in quanto,secondo la difesa ,sarebbe stata estorta sotto minaccia e tortura.

La richiesta è stata bocciata dal giudice e la confessione ritenuta valida,nonostante la dichiarazione di un ufficiale dell’esercito statunitense che a maggio aveva affermato che nella prigione di Bagram, la sua squadra aveva minacciato il ragazzo di stupro collettivo e di morte se non avesse collaborato.

Lo stesso Omar ha più volte dichiarato di essere stato torturato e sottoposto a trattamenti crudeli in entrambi i luoghi di detenzione.

Inoltre Omar Khadr nei primi due anni di detenzione non ha avuto un avvocato,è stato chiuso in celle di isolamento e in celle comuni con adulti.


Il sesto direttore dell’Unicef Anthony Lake ha dichiarato:

«L’UNICEF esprime preoccupazione per l’imminente processo nei confronti di Omar Khadr, detenuto nella base di Guantanamo.[…]Il reclutamento e l’impiego di minori nelle ostilità è un crimine di guerra, e gli adulti che se ne rendono responsabili devono essere puniti. I bambini così coinvolti ne sono vittime, e agiscono sotto coercizione. Come l’UNICEF ha ripetutamente affermato in altre dichiarazioni sull’argomento, i minori combattenti hanno bisogno di assistenza per essere recuperati e reintegrati nelle comunità di appartenenza, e non di processi o condanne.

Il procedimento contro Omar Khadr rischia di creare un grave precedente internazionale a svantaggio di altri minori vittime di reclutamento nei conflitti armati.[…]Inoltre, chiunque sia perseguito per reati che si ritiene siano stati commessi quando era minorenne dovrebbe essere trattato secondo i principi basilari della giustizia minorile internazionale, che prevede una protezione speciale per tali soggetti. Omar Khadr non dovrebbe essere processato da un tribunale che non è attrezzato né ha ricevuto un mandato per fornire questo genere di tutela e per rispettare questi principi


Nel comunicato stampa del 21 gennaio 2009 di Amnesty International , dopo la richiesta del segretario alla Difesa Robert Gates,sotto ordine del presidente Obama, al procuratore capo delle commissioni militari di sospendere tutti i procedimenti in corso, si legge:

[…]Amnesty International si augura che l'annuncio di ieri sia il segno che il governo Usa ripudierà, una volta per tutte, le politiche della precedente amministrazione che tanto danno hanno causato ai diritti umani e al primato della legge.
"
Tutte le accuse formulate sulla base dell'Atto sulle commissioni militari dovrebbero essere ritirate e ogni futuro procedimento dovrebbe tenersi di fronte alle corti federali esistenti" ha dichiarato Susan Lee, Direttrice del Programma Americhe di Amnesty International.
Amnesty International si è opposta alle commissioni militari sin dall'inizio, ritenendo le sue procedure non in linea con gli standard internazionali sui processi equi, compreso quello che vieta l'ammissione come prova di informazioni ottenute mediante trattamenti crudeli inumani e degradanti o in altre condizioni illegali.

Gli Stati Uniti sono il primo paese, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, a processare un bambino soldato.