lunedì 30 agosto 2010

Processo al bambino soldato



La Convenzione sui Diritti dell'Infanzia recita:


Art. 37



Gli Stati parti vigilano affinché:

  1. 1. nessun fanciullo sia sottoposto a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Né la pena capitale né l'imprigionamento a vita senza possibilità di rilascio devono essere decretati per reati commessi da persone di età inferiore a diciotto anni;
  2. nessun fanciullo sia privato di libertà in maniera illegale o arbitraria. L'arresto, la detenzione o l'imprigionamento di un fanciullo devono essere effettuati in conformità con la legge, costituire un provvedimento di ultima risorsa e avere la durata più breve possibile;
  3. ogni fanciullo privato di libertà sia trattato con umanità e con il rispetto dovuto alla dignità della persona umana e in maniera da tener conto delle esigenze delle persone della sua età. In particolare, ogni fanciullo privato di libertà sarà separato dagli adulti, a meno che si ritenga preferibile di non farlo nell'interesse preminente del fanciullo, ed egli avrà diritto di rimanere in contatto con la sua famiglia per mezzo di corrispondenza e di visite, tranne che in circostanze eccezionali;
  4. i fanciulli privati di libertà abbiano diritto ad avere rapidamente accesso a un'assistenza giuridica o a ogni altra assistenza adeguata, nonché il diritto di contestare la legalità della loro privazione di libertà dinanzi un Tribunale o altra autorità competente, indipendente e imparziale, e una decisione sollecita sia adottata in materia

Art. 39

  1. Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti; di torture o di ogni altra forma di pene o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o di un conflitto armato. Tale recupero e reinserimento devono svolgersi in condizioni tali da favorire la salute, il rispetto della propria persona e la dignità del fanciullo.



Il 10 agosto u.s., è iniziato a Guantanamo il processo a Omar Khadr , cittadino canadese,nato il 19 settembre del 1986,l’ultimo bambino soldato ancora in carcere a Guantanamo.

Khadr è detenuto dall’età di 15 anni.

Da quando è stato ritenuto colpevole di aver ucciso un ufficiale e ferito due soldati statunitensi, con una granata, durante i combattimenti tra le forze americane e un gruppo di talebani nel villaggio di Ayub Kheyl,in Afghanistan.

Dal 2002 Omar Ahmed è detenuto a Guantanamo,prima era detenuto nella prigione di Bagram in Afghanistan, ed ora a quasi 24 anni, sta per affrontare un processo ,condotto dalla commissione militare di Guantanamo, che lo vede imputato di cinque capi d’accusa:omicidio, tentato omicidio, cospirazione,affiliazione terroristica e spionaggio.

Omar ha rifutato il patteggiamento della pena ed in una lettera ai suoi avvocati, Dennis Edney e il tenente colonnello Jon Jackson,ne ha spiegato il perché:

"Io ho l'obbligo di mostrare al mondo ciò che succede quaggiù. Sembra che quanto fatto finora non sia bastato, ma forse funzionerà se il mondo vedrà gli Usa condannare un bambino al carcere a vita. E se nessuno dovesse accorgersi di nulla, in quale mondo verrei rimesso in libertà? In un mondo fatto di odio e di discriminazione".

Gli stessi avvocati hanno richiesto al giudice ,il colonnello Patrick Parrish, di ritenere non valida la confessione rilasciata da Omar in quanto,secondo la difesa ,sarebbe stata estorta sotto minaccia e tortura.

La richiesta è stata bocciata dal giudice e la confessione ritenuta valida,nonostante la dichiarazione di un ufficiale dell’esercito statunitense che a maggio aveva affermato che nella prigione di Bagram, la sua squadra aveva minacciato il ragazzo di stupro collettivo e di morte se non avesse collaborato.

Lo stesso Omar ha più volte dichiarato di essere stato torturato e sottoposto a trattamenti crudeli in entrambi i luoghi di detenzione.

Inoltre Omar Khadr nei primi due anni di detenzione non ha avuto un avvocato,è stato chiuso in celle di isolamento e in celle comuni con adulti.


Il sesto direttore dell’Unicef Anthony Lake ha dichiarato:

«L’UNICEF esprime preoccupazione per l’imminente processo nei confronti di Omar Khadr, detenuto nella base di Guantanamo.[…]Il reclutamento e l’impiego di minori nelle ostilità è un crimine di guerra, e gli adulti che se ne rendono responsabili devono essere puniti. I bambini così coinvolti ne sono vittime, e agiscono sotto coercizione. Come l’UNICEF ha ripetutamente affermato in altre dichiarazioni sull’argomento, i minori combattenti hanno bisogno di assistenza per essere recuperati e reintegrati nelle comunità di appartenenza, e non di processi o condanne.

Il procedimento contro Omar Khadr rischia di creare un grave precedente internazionale a svantaggio di altri minori vittime di reclutamento nei conflitti armati.[…]Inoltre, chiunque sia perseguito per reati che si ritiene siano stati commessi quando era minorenne dovrebbe essere trattato secondo i principi basilari della giustizia minorile internazionale, che prevede una protezione speciale per tali soggetti. Omar Khadr non dovrebbe essere processato da un tribunale che non è attrezzato né ha ricevuto un mandato per fornire questo genere di tutela e per rispettare questi principi


Nel comunicato stampa del 21 gennaio 2009 di Amnesty International , dopo la richiesta del segretario alla Difesa Robert Gates,sotto ordine del presidente Obama, al procuratore capo delle commissioni militari di sospendere tutti i procedimenti in corso, si legge:

[…]Amnesty International si augura che l'annuncio di ieri sia il segno che il governo Usa ripudierà, una volta per tutte, le politiche della precedente amministrazione che tanto danno hanno causato ai diritti umani e al primato della legge.
"
Tutte le accuse formulate sulla base dell'Atto sulle commissioni militari dovrebbero essere ritirate e ogni futuro procedimento dovrebbe tenersi di fronte alle corti federali esistenti" ha dichiarato Susan Lee, Direttrice del Programma Americhe di Amnesty International.
Amnesty International si è opposta alle commissioni militari sin dall'inizio, ritenendo le sue procedure non in linea con gli standard internazionali sui processi equi, compreso quello che vieta l'ammissione come prova di informazioni ottenute mediante trattamenti crudeli inumani e degradanti o in altre condizioni illegali.

Gli Stati Uniti sono il primo paese, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, a processare un bambino soldato.