Art. 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
(…)
Si più dire che in Italia non vi sia libertà di informazione?
Più che altro si può dire che in Italia non vi è informazione libera e non perché soggetta a censure o autorizzazione ma perché intimamente legata alla politica,alle direttive dei partiti e dei governanti.
Un informazione veramente libera dovrebbe essere, riprendendo le parole di Valerio Onida Presidente emerito della Corte Costituzionale,” Un contro potere, un “cane da guardia” fedele ai propri riferimenti che sono la verità, l’approfondimento, l’onestà”
“Il nostro sistema del’informazione vive in una situazione di attentati all’autonomia perché la politica cerca di servirsi dell’informazione e l’informazione molto spesso si fa usare dalla politica”
(Ballarò del 29/09/09)
Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma che si pone come obbiettivo la promozione della libertà nel mondo) l’Italia è passato per la prima volta dall’essere nominato paese “libero” a paese “parzialmente libero” ,unico caso in Europa Occidentale insieme alla Turchia.
I motivo del declassamento italiano, secondo i membri di Freedom House, sono:
- La limitazione della libertà di parola da parte di nuove leggi e dei tribunali
- Le crescenti intimidazioni subite dai giornalisti
- L’eccessiva concentrazione della proprietà dei media
http://www.freedomhouse.org/uploads/fop/2009/FreedomofthePress2009_tables.pdf
Ieri 1 ottobre sul giornale britannico Economist è uscito un articolo intitolato “Museruola a chi informa” in cui il settimanale paragona l’Italia ad una delle deboli democrazie dell’Est Europa e continua affermando che “era dai tempi di Mussolini che non si aveva un governo italiano che interferisse con i media in maniera così lampante e allarmante”.
Riferendosi alla manifestazione di domani 3 ottobre dichiara che “I giornalisti e gli altri italiani Hanno ogni motivo di protestare(…) i giornalisti che l’hanno indetta hanno buone ragioni per preoccuparsi”.
L’Economist conclude affermando che “Le ordinanze di Berlusconi sembrano parte di un progetto per spazzare via le ultime enclavi ribelli rimaste in Italia”
Direttori di giornali italiani dimessi durante gli ultimi governi Berlusconi:
- 23 maggio 2003 Ferruccio De Bortoli si dimette dalla direzione del Corriere della Sera, le dimissioni suscitarono scalpore perché giunte dopo una serie di pressioni sulla direzione del giornale dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
La direzione venne affidata a Stefano Foffi un giornalista gradito a Berlusconi, il giorno seguente il Manifesto titolava “Anche il Corriere è suo”.
- 29 aprile 2009 Giulio Anselmi si dimette dalla direzione de La Stampa, le dimissioni
Furono sollecitate dal Governo che non aveva gradito molte posizioni critiche del suo giornale.
- 3 settembre 2009 Dino Boffo si dimette dalla direzione di Avvenire dopo aver subito duri
attacchi da parte de Il Giornale quotidiano edito dal fratello del presidente del consiglio Paolo Berlusconi.
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