“ E’ un errore definire criminali i rivoltosi di Rosarno che volevano solo conquistare il diritto di cittadinanza in un posto dove agli stessi cittadini sono rimasti ben pochi diritti. Questa non è stata una rivolta contro la legalità, ma una rivolta per entrare nella legalità”.
Roberto Saviano descrive così la rivolta scoppiata il 12 dicembre del 2008 a Rosarno, un comune, della provincia di Reggio Calabria di 15.885 abitanti, e attualmente sciolto per infiltrazioni mafiose.
Le accese manifestazioni sono scoppiate la sera, a seguito del ferimento di due lavoratori ivoriani colpiti da colpi di arma da fuoco.
La motivazione dell’aggressione ai due africani risulta, dopo l’arresto del colpevole il 14 dicembre, “violenza a scopo estorsivo nei confronti della comunità africana”.
I due ragazzi feriti fanno parte dei circa 4.000 immigrati irregolari che nei mesi invernali raggiungono le campagne della Piana di Gioia Tauro per lavorare nei campi nella raccolta di mandarini e arance.
Sono per il 94% africani sub-sahariani , 90 % dei quali entrati in Italia in maniera irregolare.
La maggior parte degli immigrati della zona vive in fabbriche abbandonate, delle vere bidonville in condizioni igenico sanitarie terribli ,privi di acqua corrente, elettricità, riscaldamento e servizi igenici.
Lavarsi dietro dei copertoni , dormire in silos, subire violenze e maltrattamenti dai propri ”datori di lavoro” e questo che molti di loro devono affrontare ogni giorno e lo affrontano per un lavoro sottopagato e che spesso non c’è, in media lavorano due volte a settimana.
La paga è di 20-25 euro per un intera giornata, a cui vanno sottratti i soldi necessari per comprare l’attrezzatura come guanti e scarpe, ovviamente a spese dei lavoratori.
(www.youtube.com/watch?v=Jcl_fC3-P3Q&feature=related) (www.youtube.com/watch?v=3ywP4dbxTdM)
(www.youtube.com/watch?v=W_x6_fzIaFo&feature=related)
“ Si è parlato di scontri tra immigrati e italiani, ma in realtà è stata una rivolta contro la ‘ndrangheta, la potente mafia calabrese. Chiunque lo neghi non conosce questi luoghi dove ogni cosa – lavoro, salari, distribuzione delle case – è decisa dalle organizzazioni criminali”, continua Saviano , “Qui le organizzazioni criminali permettono agli immigrati di lavorare nei loro territori perché ci guadagnano. Li sfruttano, ma al tempo stesso gli lasciano uno spazio per vivere, spesso nelle campagne o nei quartieri abusivi abbandonati , ed evitano che le polizie controllino troppo e li rimpatrino .
Gli africani sono disposti ad accettare […] perché per arrivare in Italia hanno dato tutto ciò che possedevano”.
La situazione era nota almeno dal 2005, anno del primo rapporto di Medici senza frontiere “I frutti dell’ipocrisia” dove venivano denunciate le drammatiche condizioni di migliaia di immigrati, e nuovamente nel 2008 nel secondo rapporto “Una stagione all’inferno”.
“Abbiamo ripetutamente contattato le autorità nelle regioni dove abbiamo lavorato in questi anni, inclusa la Regione Calabria, per sottolineare la grave situazione umanitaria e i bisogni dei lavoratori migranti che vivono in Italia e la necessità di prendere provvedimenti urgenti per migliorare la loro situazione” dichiara Loris De Filippi, coordinatore dei progetti di MSF Italia ,“I recenti episodi di violenza e di ostilità sono un sintomo estremo del perenne abbandono in cui versano gli immigrati impiegati come stagionali in Sud Italia, che costituiscono una forza lavoro cruciale nell’agricoltura italiana”
(www.youtube.com/watch?v=8dQ8m1AmY4g&feature=related)
Mentre vivono in queste condizione, mentre soffrono , combattono per resistere ,mentre subiscono l’indifferenza delle istituzioni e l’intolleranza italiana, loro riescono a lottare e difendere loro e nostri diritti.
Le due più importanti rivolte(la prima Il 19 settembre 2008 a Castelvolturno ) contro la criminalità organizzata in Italia sono partite da africani. Denunciando il rifiuto della violenza e esprimendo solidarietà a chiunque abbia subito danni materiali o fisici a causa delle rivolte è doveroso distaccarsi dai metodi utilizzati, che però non possono negare l’importanza del problema sollevato.
Verso coloro che difendono anche i nostri diritti noi li neghiamo.
Reportage “In punta di stivale” : (www.youtube.com/watch?v=sebOSSIpCeQ)
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