SOLIDARIETA’ E CENSURA
Vengono chiamati “Social Network”. Facebook, Twitter e Badoo sono siti internet. Siti internet attraverso i quali si possono conoscere delle persone e condividere con loro foto, video e messaggi; dove si possono esprimere delle opinioni, dei pareri. Da quando è diventato un vero e proprio mezzo di comunicazione, Internet è stato l’emblema della libertà di espressione in quanto l’unico non sottoposto a nessun tipo di censura. E Facebook ne è stata e ne continua ad essere la dimostrazione lampante. Ogni avvenimento, episodio, disastro o attentato viene commentato da milioni di utenti; e allora ecco sorgere gruppi di favorevoli o contrari, di estasiati o amareggiati, di ottimisti o pessimisti. Senza alcun tipo di controllo.
Giorni fa, il Presidente del Consiglio, l’On. Silvio Berlusconi, è stato gravemente ferito da un contestatore psicopatico, da anni sottoposto a terapie mediche al fine di curare il proprio disturbo, Massimo Tartaglia. L’episodio è stato considerato da stampa e mondo politico come estremamente grave, tanto da attirare, per l’ennesima volta, sul nostro Paese le luci dei riflettori delle più importanti testate giornalistiche straniere. Come ogni rilevante avvenimento che si rispetti, gli amanti della rete hanno dato vita ad una vera e propria corsa al gruppo più divertente, a quello più solidale, a quello più critico. E allora dai messaggi di solidarietà al Presidente, si è passati agli applausi per il feritore fino ad arrivare a coloro che “rendevano grazie” all’attentatore. Il mondo politico si è dato un gran da fare per esaminare la questione; il giudizio è stato quasi del tutto nel condannare il gesto e nell’esprimere la massima solidarietà alla vittima del folle atto. Donne in lacrime, anziani in coda all’ingresso del San Raffaele nel tentativo di portare omaggi al Presidente, uomini di Chiesa che promettono di pregare per il bene del malato. Il solito via vai di personaggi importanti, condito da una serie di speciali televisivi che parlavano dell’accaduto. Sulla rete intanto continuava la guerra al gruppo con più successo, con una battaglia all’”ultimo iscritto”. Il gruppo di fan di Massimo Tartaglia tocca quota diecimila, poi quindici, e in serata si arriva a ventimila iscritti. Un record!!! E la mattina seguente la sorpresa è ancora più amara: trentacinquemila persone che diventeranno cinquantamila nel pomeriggio. Un attacco vergognoso, tedioso, inaccettabile. Il volto tumefatto del premier suscita solo sdegno, dolore. Per un momento, (quasi ) tutta Italia è compassionevole, tutta Italia è con Lui, con il Presidente. Maggioranza e opposizione finalmente unite, d’accordo, coese. Fortunatamente si sguinzagliano le fila dei supporters del Presidente che iniziano una vera e propria “Corsa della Solidarietà” per il disgraziato degente. Ma c’è quella macchiolina di Facebook che rovina lo splendido quadro. Quel maledetto gruppo proprio non ci voleva. C’è bisogno che qualcuno parli, qualcuno cancelli quel maledetto colpo basso, quella maledetta macchiolina. Allora sale in cattedra Roberto Maroni, il titolare del Viminale, che partorisce la proposta, matura l’idea: “cancelliamo quei gruppi dalla rete!”. L’invenzione del Ministro leghista riceve allora un unanime coro di approvazioni e consensi, l’opinione pubblica è con lui. E c’è da credergli! Tra i due schermi, è quello televisivo a farla da padrone. Da una parte il volto sanguinante del premier, dall’altra scene festanti e osannanti il colpevole Tartaglia. Però poi per sbaglio, per errore, per un’orribile nefandezza, proprio su Facebook , capita di scrivere “Basta clandestini” e il bel simbolo verde della Lega salta agli occhi. “Basta clandestini; si chiama proprio così il nuovo gruppo firmato Carroccio; ma è il sottotitolo a suscitare ancor più ilarità: “O li fermano i politici con le leggi, o li fermiamo noi con i fucili”. Il gruppo ha la firma del partito padano, lo stesso a cui appartiene l’On. Maroni. Roberto Maroni è un Ministro della Repubblica, che prima di ricoprire il proprio incarico ha giurato fedeltà alla Costituzione.
Quando episodi di orribile incoerenza vengono alla luce, quando l’onore non ha più alcun valore, quando un giuramento ha il solo fine del guadagno, non è solo un qualcosa che non va. Non va la quasi totalità di ciò che ci rappresenta, non va l’assoluta tediosità di un governo ridicolo, non va il ridicolo sipario a cui siamo costretti ad assistere ogni giorno. Viene voglia di eliminare,ricominciare, cancellare tutto. Ma poi ci si ferma, si riflette e si arriva a pensare che forse, dopo tutto, qualche macchiolina è meglio non cancellarla.
Francesco Gentili
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l'hai scritto benissimo, ed è esattamente il pensiero che ho formulato anche io, e chissà quanti altri, in questi giorni!
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